Bellino questo Bellini
queste lettere! sulla Bellini
Per Luciana Bellini, la piccola grande
donna, abbiamo davvero finito gli aggettivi, meno male che
fra poco arriverà un suo nuovo libro di proverbi maremmani,
dovremmo cominciare a usare anche quelli...
Sabato 18 febbraio, nella bella cornice della fattoria di
Pianizzoli, sede naturale di ogni serata che la veda come
protagonista, si è svolta un'altra cena in suo onore,
la prima organizzata dall'Associazione Il Fondo nella sua
nuova veste (che poi, a ben vedere, è la stessa di
prima, è solo stato eliminato un cognome, vorrà
dire che ce ne faremo una ragione...) e, caso strano, anche
l'ultima uscita culinaria del vecchio Fondo era stato qui
a Pianizzoli per Luciana, nel Dicembre 2004.
Inutile star qui a ripetere le prelibatezze della cena, o
la squisitezza dell'ospitalità: sono cose che tutti
quelli che hanno avuto la fortuna di essere venuti qui una
volta ben conoscono.
Sarebbe anche inutile star qui a ripetere cose belle sul Fondo
e su Luciana, che son cose ben conosciute anche quelle, ma
in questo due parole bisogna spenderle.
Michele e Dario, sotto l'occhio vigile di Stefano, si sono
alternati alla lettura di alcune lettere di Luciana pubblicate
nel suo MilleLire, "Bellini queste lettere!", sempre
divertenti e divertite; grande successo ha riscosso anche
un pezzo dell'assente Alberto Prunetti dal titolo "Attroncamacchioni",
forse uno dei cinque modi di dire maremmani che lei stessa
non conosce.
Di sorpresa in sorpresa si è così arrivati ad
un'anticipazione importante suo suo prossimo libro, al quale
sta lavorando da diversi mesi, il che è comprensibile
visto che si tratta di un volume potenzialmente senza confini:
un libro di detti e ridetti.
Modi di dire, mottetti, battute di spirito, espressioni dialettali:
tutto rientra nell'occhio e nella memoria di Luciana la quale,
in piena presentazione, a un certo punto ha chiesto agli astanti
una penna perchè ne doveva scrivere per forza uno che
le era venuto lì per lì "non ti tieni nemmeno
la piscia" (o qualcosa del genere), per l'ilarità
degli astanti, coinvolti per un attimo nel suo processo creativo
e/o mnemonico.
Si è andati avanti a ridere per molto, in compagnia
anche di due compagni di viaggio di Stefano, Sandro e Cristian,
ormai famosi come i maricones deprimidos, sempre reduci da
nuove avventure da raccontare, del tutto poco credibili, ma
per questo ancora più appassionanti, se possibile.
Si sarebbe andati avanti ancora parecchio, ma verso l'una
si è deciso di avere del rispetto per la padrona di
casa, la altrettanto grande Wanda (e l'altezza è quasi
la medesima di Luciana, e infatti fra piccole grandi donne
si intendevano, eccome), passando così a leggere l'ultimo
mottetto di Luciana, che più o meno recitava così:
"Sapete che vi dico? Mì o mò, vi dò
in culo e me ne vò", finale degno della serata
scoppiettante, e che è già diventato tormentone
per molti, che sognano di poterlo dire ogni tanto di fronte
a situazioni davanti alle quali sarebbe meglio prendere il
cappello e andarsene.
Alla fine baci e abbracci per questa bella serata: se il buon
giorno si vede dal mattino -e non so se Luciana ha anche questo
detto nel suo blocco di appunti- allora vuol dire che la nuova
Associazione non ha nulla da invidiare alla vecchia, si può
ricominciare per davvero, senza mì o mò, o forse
dicendoselo piano fra i denti, per esorcizzare momenti che
vorremmo lasciarci dietro le spalle.
Grazie a Luciana, al capoccia Elvo, a Marcello che ne ha valorizzato
il lavoro, ad Antonello che ne ha seguito spesso le storie,
al Fondo che ha avuto il merito di farla diventare sua amica,
e di consentirle di farla arrivare ancora più dentro
al cuore, solo sentendola parlare, con quella sua aria timida
e schiva, che però poi quando parte non la fermi più,
e direbbe le stesse cose nel salotto di casa sua o di fronte
ad un milione di persone, che è pregio di pochio ormai.
Sì, anche stavolta chi non c'era ha perso qualcosa,
come sempre, peggio per loro.
Ci vediamo al prossimo Mì o mò...
Alessandro Tozzi
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