Qui o si rifà l'Italia o si muore. Viva l'italia nella notte triste, viva l'Italia, l'Italia che resiste !

Ma intanto il Fondo chiude...

Abbiamo toccato il fondo? Chissà...Può essere che nelle grandi disgrazie il nostro Paese si riscuota d'improvviso e si rialzi dalla polvere e dalla vergogna. Che un nuovo Risorgimento rimetta in discussione il miserabile stato di cose presente. Un pò come sta accadendo nel mondo arabo, anche se, prima fondamentale differenza, l'età media di quei paesi è 22 anni contro i 44 nostri. Ce li vedete milioni di padri e madri di famiglia occupare a oltranza Piazza Duomo a Milano e S.Giovanni a Roma? Bello, ma improbabile. Insomma, l'Italia ha bisogno davvero di tanti auguri e di uno tsunami delle coscienze. Che peggio di così... anche se mio nonno diceva che al peggio non c'è mai fine... ( non moriremo democristiani, ricordate? Democristiani no, berlusconiani forse, e non mi sembra un passo avanti)

Intanto chiudiamo, dopo 10 anni gloriosi belli e incasinati, Il Fondo, inteso come l'Associazione (ex FondoBoccardi). È già un miracolo esser durati tanto, aver avuto premi prestigiosi dalla Regione, e denunce, incomprensioni, invidie, ostacoli a iosa proprio a casa, da chi avrebbe dovuto esser contento di darci una mano.Anche da chi ci ha sostenuto editorialmente fino a pochi anni fa, e poi sciaguratamente decise di portare Bianciardi dai nazifascisti di casapound. (Tra parentesi non ci riuscì, tale fu la protesta della sua stessa casa editrice). No, coi fascisti mai, chi ci va si qualifica per quel che è, ci spiace tantissimo per Marcello. In ogni caso son state tante e belle le iniziative, i libri, gli incontri, gli abbracci e i sorrisi. Ricordo per tutti, Luciana Bellini,Emiliano Gucci,David Fiesoli,Alberto Prunetti, Antonello Ricci, Alessandro Tozzi,Manuela Ardingo, Alessandro Angeli,oltre che l'uscita (almeno parziale) dall'oblio di Daniele Boccardi ed Eros Penni. L'impegno e l'entusiasmo di Michele, Dario, Sabrina. E tanti, tanti altri.

Rimasto praticamente solo per i casi e il precariato della vita, non mi era più possibile continuare.

Con Fotografi Contro proseguo corsi, incontri e iniziative varie al Centro di Culture Contemporanee Corte dei Miracoli ex O.P. di Siena. In questo senso l'iniziativa del 28 gennaio, "Alla Ricerca del '68 perduto", è stata l'ultima del Fondo e la prima di altre e in altri orizzonti.

Non sono su FB o Twitter o siti vari. Non me ne sono ancora andato via dall'Italia, anche se spero di poterlo fare presto. Ma ho comunque e mail e telefono e sono sempre felice di sentirvi o vedervi tutti di persona.

Un abbraccio forte a tutti/e.

Stefano

Veniam dalla Maremma, avvezzi alla malaria, nel nostro cuore risuona, musica proletaria.....

Nostra patria è il mondo intero, nostra legge la libertà, ed un pensiero ribelle in cuor ci stà....

Potranno tagliare tutti i fiori / ma non riusciranno a fermare la Primavera

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28 gennaio 2011 - ore 17
Le Clarisse - Piazza XXIV Maggio
Massa Marittima

Alla ricerca del '68 perduto
Un racconto per immagini
a cura di Stefano Pacini


...E così il Natale è diventato nient’altro che un formidabile incremento alle vendite. Il capitalismo accumula la ricchezza immensa estorta giorno per giorno al lavoro sfruttato per mascherarsi da papà Natale pronto ad elargirla. Così, ogni anno, a data fissa, i cuori si riempiono di bontà: chi è buono deve regalare, regalare vuol dire spendere, e spendere significa indebitarsi ed ingrassare il padrone. Il cerchio si chiude e il Natale, come tutto il resto, è servito al suo scopo: accrescere i profitti, e farci dimenticare lo sfruttamento.
Perciò noi siamo contro questo Natale, ipocrita, commedia commerciale che ci vuole far sentire ricchi una volta all’anno. Contro il ricatto dei padroni, che giocano su tutto, compresi i bambini. A tre anni, grazie alla pubblicità Rai-Tv i bambini acquistano già la mentalità del consumatore idiota e pronto a desiderare tutto quello che il Mercato impone... Non c’è natale per i braccianti di Avola, per i lavoratori in lotta in tutta Italia. La tregua truffatrice dei padroni, Canzonissima e i discorsi di papi e presidenti non ci ingannano. La nostra festa è la lotta continua contro un mondo in cui la ricchezza viene impiegata per perpetuare la miseria e il dominio.

Il Potere Operaio Pisa 24-12-1968

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bilancio estate 2010 dell'associazione e dei suoi amici

7 giugno mostra fotografica alla corte dei miracoli centro culture
contemporanee ex o. p. di siena di fotografi contro
lavorare stanca
a cura di stefano pacini e daniela neri

18 luglio follonica ex casello idraulico
serata beat e video
interviste a freak antoni e bifo beratrdi nell'ambito del deja vu
festival a cura di stella cappellini e cristian brogi

giugno-agosto tour di antonello ricci e la banda del racconto nel lazio, non si fermano più...

presentazioni varie di alberto prunetti de "il fioraio di peron"
culminate il 14 agosto alla biblioteca comunale di scarlino con
successiva svinatura cantina gigliucci...

gradita sorpresa il 22 agosto, su repubblica articolo dello scrittore
filippo bologna per la rubrica sugli scrittori dimenticati, due pagine
per daniele boccardi, ecco il testo:

Daniele Boccardi il poeta doloroso che si è negato il grande salto

Repubblica — 22 agosto 2010 pagina 1 sezione: FIRENZE

DICI Massa Marittima e già qualcosa non torna. Perché a Massa Marittima, il mare non c' è. Terrestre e marina, piantata in terra ma affacciata sul mare, Massa è una piccola Siena che ha imparato a nuotare ma non ha avuto il coraggio di tuffarsi. Né di ritrarsi, come quei tuffatori saliti troppo in alto che poi si bloccano per la paura e rimangono lì, come statuette di presepe. Nascere in una città che non se l' è sentita di affrontare il mare aperto ma non ha smesso di sognarlo, sono cose che influiscono sui caratteri, soprattutto su quelli dei poeti e dei filosofi. I filosofi sono quelli che vorrebbero buttarsi ma hanno paura delle onde, e allora rimangono tutti vestiti sulla spiaggia, a guardare l' orizzonte mentre gli altri fanno il bagno. I poeti invece sono quelli che vanno sott' acqua, che trattengono il fiato, e il pensiero, più a lungo di tutti, per pescare le perlee poi regalarlea noi. Daniele Boccardi era un poeta, era un filosofo, era di Massa Marittima. Era perché non è. Non più. Un giorno ha deciso che ne aveva abbastanza. A volte per i poeti e i filosofi è più facile morire perché è più difficile vivere. Il guaio è che della propria morte possono parlare solo gli altri, la morte rende impossibile ogni obiettività, si è santi o dannati, non c' è scampo. sta bene, c' è tutto. E non c' è niente. Te ne accorgi poco a poco. Quando al mattino sfogli il giornalee trovi scritto che tutto va bene, quando la sera tiri giù la saracinesca della bottega e d' un tratto senti una fitta alla schiena e ti chiedi quante volte hai fatto quel gesto, quando ti specchi nelle vetrine del corso e vedi un signore che ti guarda, quando ti stringi nel cappotto mentre attraversi il corso deserto spazzato dal vento. Quando la gravità della vita ti ha risucchiato per sempre nel suo lentissimo gorgo e ti sorprendi a maledire i sogni, e gli anni, invecchiati ai tavolini dei bar, morti di freddo sul sagrato del duomo. Troppo tardi, te ne accorgi troppo tardi. Troppo presto, Daniele Boccardi se n' è accorto troppo presto. Ma che farà quel figliolo tutti i giorni chiuso in camera sua a pestare sui tasti della macchina da scrivere? Si allena Daniele: la scrittura è l' atletica dell' anima, è l' asta del pensiero per scavalcare il fosso e lanciarsi di là dal muro. Daniele l' ha capito, e si allena tutti i giorni per il grande salto. Poi arriva la paura di non farcela, la rassegnazione, il ritiro. Quelle mura che ci hanno lasciato i nostri avi e cingono le nostre rassicuranti cittadine toscane, oramai, non servono più. I nemici più insidiosi non sono alle porte, ma in cantina. E c' è aria di cantina negli scritti di Daniele, lui è il primo a respirarla: "Tutto ciò che scrivo ha odore di chiuso, di aria viziata", appunta tra le carte. Bisognava aprire, far prendere aria, ma le finestre erano pesanti, nemmeno fossero inchiodate. Un ragazzo tranquillo Daniele, studi liceali, poi l' unipoi viventi o non viventi ( morenti mai), giusto per non dire vivi o morti, sembra la voce di uno stato di famiglia richiesto dall' anagrafe letterariao una placca dorata da affiggere sul portone per scacciarei fantasmi. Forse perché dei morti abbiamo sempre paura, che tornino a trovarci e ci dicano quel che pensano davvero, di noi. Daniele Boccardi era cresciuto in provincia. Altro che la provincia "aperta ai venti e ai forestieri" vagheggiata da quel anarco-sentimentale di Bianciardi. Tutt' altra provincia, turrita e fortificata, chiusa in sé, trincerata nei riti e nelle abitudini: il bar, la chiesa col campanile, le botteghe, lo struscio serale, sembra quasi un plastico, un mondo in miniatura. Perché andarsene, ti sussurra, qui si versità, filosofiaa Pisa. Da una provincia all' altra, Pisa non sarà Parigi, d' accordo, ma dalla Maremma amara ai lungarni dorati è già qualcosa. Poi saltano fuori problemi con la tesi, una divergenza col relatore che s' impunta sul titolo: Per una filosofia della scienza sperimentale, c' è quel per che non va bene. O così, o niente. Allora niente. Daniele non cede, la tesi resta nel cassetto. Alla fine minaccia di cambiare ateneo, la controversia si sblocca, e la tesi ottiene finalmente il placet del barone. Segue laurea, e omerico ritorno a Massa, è tempo di cercar lavoro. Ma il lavoro nel frattempo si è estinto, non esiste più, si trovano lavoretti interinali, necroforo per qualche mese, pulizie nei bagni pubblici, ripetizioni di italiano agli stranieri nei campeggi, cose così. Daniele si adegua, come ci insegnano i genitori il lavoro non è mai umiliante, umiliante semmai è non averlo. Bussare alle porte che non si aprono, le giornate passano e nemmeno te ne accorgi. Daniele si chiude sempre più, l' ultima estate nessuna vacanza, nessuna mèta da raggiungere. Rimane al guado, nella palude del tempo che non passa, quella dove non si affonda né si sta a galla, quella che nessuna bonifica del Granduca Leopoldo potrà mai prosciugare. Poi decide di attraversarla da solo, la palude. E raggiungere l' altra sponda. Lascia dietro di sé una scia di fogli. Sono tanti e sparsi. Quello che si inceppa sulla lingua in pubblico, esce dal rullo della macchina da scrivere in privato. A volte va così. La scrittura diventa un avvocato e un confessore cui affidare le nostre volontà, i nostri segreti: saprà custodirli senza tradirci? Vite minime, scritti diseducativi, si intitola così la miscellanea di scritti uscita postuma, nel 2003, per i tipi di Stampa Alternativa. Si tratta per lo più di racconti brevi, ma anche aforismi, poesie, frammenti, alcune fiabe. I materiali sono eterogenei e non datati (forse non era possibile farlo), difficile discernere, a volte si intuisce una maturità diversa da scritto a scritto. La curatela del libro manca un po' di lucidità: due prefazioni, una postfazione, come se ognuno avesse sentito il bisogno di aggiungere qualcosa, di raccontare il suo Daniele. Ma la ferita è ancora aperta, è più che comprensibile, quelle sono ferite che non si chiudono. Alla fine quel che conta è il libro, e non quello che sta intorno. Vite minimeè un libro doloroso, improvviso, sorprendente. Come lo è la scrittura di Daniele Boccardi, che riesce a uscire dalle situazioni difficili con l' intelligenza combinatoria di uno scacchista. Dio si divertea giocare con gli uomini sulla grande scacchiera della vita. Ma, a volte, ecco l' illuminazione, l' intuizione vincente, una sola mossa, e una posizione disperata si rovescia in scacco matto. Bianco e nero, Boccardi riesce a capovolgere il sadico gioco dell' esistenza mostrandone il negativo, basta girare la scacchierae mettersi nei panni dell' avversario. " 50 Kili Tanto poco/mi desidera/ il centro della terra", eccola qua la combinazione inaspettata, tre righe e la gravità si tramuta all' improvviso in desiderio di essere amati. Che poi in fondo è il grande motore della scrittura di Daniele, di tutti: disperata, irritante, commovente, bastarda ricerca di amore. Che si può cercare ovunque: tra i seni caldi di un' appassita professoressa di provincia, nelle timidezza di un venditore porta a porta, nel faccia a faccia tra una "nave-scuola" e le madri preoccupate dei suoi "allievi", persino andandoa rimestare nella merda si possono trovare tracce di amore, come nel racconto La ricerca, dove l' escatologia si azzoppa di una lettera e si fa scatologia. Cercare l' amore è la nostra missione, trovarlo la nostra speranza. Crescere in una piccola comunità con la certezza di essere uguali e la consapevolezza di essere diversi, magari più sensibili, superare la vergogna della propria intelligenza, coltivare la tiepida illusione di essere riconosciuti, persino rispettati. Carezzati mai, la provincia è una madre ingrata che preferirebbe abortire piuttosto che essere tenera con uno dei suoi figli. Questo è vivere una vita minima. Ma una vita minima non è per forza una vita agra. Pare forzato l' accostamento in quarta di copertina con Bianciardi, conterranei non vuol dire fratelli, come forzato sarebbe il parallelo con Michelstaedter, morire giovani e filosofi non basta per esser compagni. Daniele Boccardi non ha compagni, si allenava in solitaria, per migliorarsi, per spostare sempre più in alto l' asticella del dubbio, per farsi trovare pronto al momento del grande salto. Quello che ancora, non ci è dato fare.
- FILIPPO BOLOGNA

Sabato 8 maggio, ore 17.30
Sala del Museo Archeologico
Piazza Garibaldi, Massa Marittima (GR)


Convegno annuale sulla scrittura dI Pianizzoli


ore 17,30 Sala Museo Archeologico
Presentazione del libro di Alberto Pruneti
Il fioraio di Perón
Stampa Alternativa Editore - prefazione di Massimo Carlotto
sarà presente l’autore

ore 20,30 Pianizzoli
Cena aperta a tutti
tema: Raccontare è resistere

interventi di
Antonello Ricci de La Compagnia del racconto
e Stefano Pacini, Fotografi Contro

per la cena chiamare: Stefano 338 8752519

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venerdì 2 aprile 2010 ore 17.30

in ricordo di
EROS PENNI

interventi di
Maurizio Vivarelli, docente dell’Università di Torino
Alessandro Angeli, scrittore

Biblioteca comunale Gaetano Badii
Piazza XXIV Maggio, 10 - Massa Marittima

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Eros Penni
Il vecchio e altri racconti

di Alessandro Angeli

La prima volta che ho sentito parlare di Eros Penni era il 2003, erano gli anni ruggenti del Fondo quelli, quando l’associazione di Massa Marittima portava ancora il nome di Daniele Boccardi. In quell’anno erano già usciti i capolavori Vite Minime di Daniele Boccardi e Potassa di Alberto Prunetti, che il Fondo aveva editato in collaborazione con Stampa Alternativa, portando l’editore viterbese a dedicare all’iniziativa una vera e propria collana, che ancora esiste, intitolata “I Libri del Fondo”, appunto. L’amicizia con Stefano Pacini, Michele Coccola e Dario Radi, mi spinse ad occuparmi come meglio potevo, col mio solito appassionato dilettantismo, degli autori che gravitavano intorno al progetto massetano. Oltre a Boccardi e a Prunetti quindi, lessi i lavori di Luciana Bellini, Lio Banchi, Antonello Ricci, mentre di Penni ancora non avevo avuto il piacere di leggere nulla. Che poi in fondo similmente al recentemente scomparso J.D. Salinger, le opere edite di Penni non erano poi molte, due nella fattispecie: un libro di poesie intitolato Le altre facce dell’ozio, stampato a Massa Marittima nel 2001 e Il Vecchio, un libro di racconti inserito il dicembre dello stesso anno di Boccardi e Prunetti nella collana I Libri del Fondo. Per scrivere di Penni avrei potuto chiamare l’amico Stefano, che era anche suo amico e che ha fissato molto bene alcune immagini di questo loro sentimento nella prefazione al libro. Ma ormai mi sono abituato a procedere così, andando a fiuto in mezzo alle pagine, perché il merito dei libri è anche quello di dare ai maestri la possibilità di parlarci ancora, anche a chi non li abbia conosciuti in vita, come è capitato a me con Penni. Perché leggendo le sue pagine non vi è alcuna possibilità di smentita ad affermare che Eros Penni era ed è un maestro. Come si legge dalle laconiche note biografiche, riportate testualmente, anche nella calligrafia, dalla penna dell’autore (con l’utilizzo di uno scanner, per svelare l’arcano) Eros Penni era nato nel 1946 a Massa Marittima e lì aveva abitato, per vivere aveva fatto i più umili lavori, fino a che a causa dei gravi problemi di salute di cui soffriva, lo stato gli aveva concesso una piccola pensione, in più era un autodidatta. Sembrerebbe un po’ riduttivo questo per capire un autore, soprattutto sembrerà riduttivo a tutti colori non abbiano avuto il privilegio di leggere le pagine de Il Vecchio, perché entrando nelle storie del libro il concetto di vita personale perde di significato per aprirsi ad uno più grande: quello di tutte le vite possibili racchiuse nella semplice espressione di esperienza umana. I personaggi di Penni come quelli di una altro scrittore italiano sicuramente più famoso di lui, sono tutti e nessuno, simili ad elementi simbolici essi hanno una funzione rivelatrice che dà ai racconti un’enorme forza evocativa, in grado di comunicare sentitamente e dolorosamente le numerose stratificazioni dell’essere. La bravura dell’autore sta proprio nel saper spogliare al momento giusto i suoi personaggi degli elementi simbolici che li pervadono, in modo che smettano di essere ideogrammi per diventare uomini in carne ed ossa. Così vicini che al lettore da un momento all’altro sembrerà di prendere parte fisicamente al racconto, che l’oste gli domandi cosa vuole bere o che il mangiarospi si metta improvvisamente a fissarlo con attenzione o ancora, che leggendo il superbo Camionista, egli si senta veramente un passeggero di quest’uomo burbero e solitario, che preferisce parlare con l’amico morto piuttosto che rivolgere parola ai vivi. Leggiamo alcuni passi del racconto:

“quella dannata notte non la scorderò mai. Avevi appena preso il mio posto al volante ed io stavo leggendo una cartina stradale quando d’improvviso una luce ci abbagliò e senza poterci far niente precipitammo giù per la scarpata. Io non so come me la cavai e dopo qualche giorno di ospedale ero di nuovo con il sedere incollato sulla poltrona di un altro camion. Ma tu? Sì tu?” Disse battendo le mani con rabbia sul cruscotto e lanciando un respiro pesante: “Maledizione! Perché non hai avuto fortuna? Perché? A pensarci bene è così strana la vita. Quello che ci capita non lo sappiamo mai fino al momento in cui avviene e questo francamente non mi piace affatto. Vorrei proprio capire che senso ha. […]

Nella fase finale del testo l’umanità del camionista si spalanca, egli rivelando l’aneddoto, caratteristica comune a quasi tutti i racconti della raccolta, riprende la sua funzione di messaggero, di uomo – verità, che poco prima aveva vacillato, al ricordo dell’amico morto. Nell’Uomo che non parlava mai, veramente prodigioso per struttura e poeticità, è proprio il personaggio che l’autore relega nella penombra dell’osteria, avvolto da i suoi pensieri torbidi a fornire la chiave di volta della novella. L’eroe di Eros Penni è l’ultimo, il più segnato, quello cioè che considera la vita un’esperienza troppo grande per limitarsi a viverla, senza sentirsi fregato. Così l’uomo che non parlava mai, dopo aver illuminato la mente di sua figlia si congeda dal lettore:

“Mah chissà!” rispose l’uomo accarezzandogli il volto e subito dopo aggiunse: Io devo andare giù nel buco, cerca di non fare molto tardi, altrimenti la mamma sarà in pensiero”. Poi si alzò, con un cenno del volto salutò i due e l’oste, uscì fuori e battendo i denti per il freddo si incamminò verso la miniera.

Il rapporto binario tra concetto e fenomenologia ricorre in tutte le novelle di Penni, la saggezza e l’esperienza dolorosa, si condensano insieme nell’uomo – verità, e l’aneddoto giunge puntuale, con la sua funzione catartica, ad allargare lo spettro del racconto, dalla soggettività del personaggio ad orizzonti universali. Nella novella L’osso è proprio l’autore tramite un suo personaggio a spiegare l’inscindibilità di questo legame. Inscindibilità che perdura fino a quando la ragione dei sensi non giunge a provocarne l’estinzione. Leggiamo:

“Ebbene io vorrei sapere prima di tutto chi di voi due è il Concetto chi il Fenomeno e poi che cosa veramente siete.

“Io a sinistra sono il Fenomeno lui a destra il Concetto. Riguardo a quello che siamo è un po’ difficile spiegarsi. Comunque io Fenomeno essendo indispensabilmente legato al Concetto riesco solo a parlare. Mentre lui parlando avrà il compito di essere la spiegazione di quello che io dico proprio perché legato a me”.

“Se uno parla è non sa quello che dice e l’altro sa, ma non può parlare, come farò io a capire che cosa è l’uno e che cosa è l’altro? Forse l’unica soluzione sarà quella di separarli” pensò la Sensazione.

E subito dopo questa considerazione, con un balzo felino piombò addosso ai due dividendoli. Ma con stupore notò che non appena separati essi scomparvero”.

Un altro grande talento di Penni è quello di saper descrivere alla perfezione l’oscuro e a volte malvagio disegno che muove i meccanismi della natura, nei suoi più intimi recessi. Sono descrizioni debordanti e lucidissime di una poeticità tagliente e cristallina, capaci di cogliere l’intima essenza della terra che Penni ha abitato e che abitiamo. Un’abilità così fortemente caratterizzante che mi ha fatto pensare ad uno straordinario scrittore americano, praticamente sconosciuto da noi: Breece D’J Pancake. Anche lui dopo una breve esistenza tormentata se n’era andato lasciando un solo libro, un documento di inestimabile valore, posteriormente acclamato dalla critica e dai colleghi scrittori, una raccolta di racconti dal titolo Trilobiti. In Trilobiti si respira in modo palpabile l’America selvaggia e a volte crudele, dei piccoli centri urbani sopraffatti dalla polvere delle sterminate praterie americane, impermeabili al tempo e imperiture, sotto l’ombra minacciosa degli Appalachi. Confrontiamo questi due diversi estratti, da una parte il racconto Cacciatori di volpi, di Pancake dall’altra Il cieco di Eros Penni:

Soffiava un vento debole che faceva rabbrividire e le foglie di sicomoro frusciavano sul marciapiede, per essere bloccate sul ciglio dalla gramigna d’un verde violento.

L’opossum se ne stava tranquillo sul bordo della strada. Non aveva trovato carcasse di animali d’allevamento in cui costruire una tana per l’inverno ; nemmeno una bella buca vuota. Portò i suoi piccoli dall’altra parte della strada, tra le foglie dove se ne stava la carcassa coriacea di un altro opossum. Non si fermò per fiutare o per altre smancerie.

Un rumore metallico. Si fermò. Fuoco. Si appiattì al suolo nel più nero terrore, con i piccoli aggrappati più stretti al pelo. Passi pesanti, sordi e irregolari le fecero ribollire il sangue. Con il giorno e il pericolo che avanzavano, la paura le avvampava dentro mentre arretrava con cautela verso cespugli più fitti. Dal suo nascondiglio vide un nemico gigante che avanzava sull’asfalto e un bagliore rosso rimbalzare brillante in ciò che restava della sua notte.

***

In un’insenatura, sulla larga spiaggia di rena fine, molliccia, cosparsa di conchiglie e fetide carcasse di crostacei, lungo la striscia ondulata di tritume fradicio e nero lasciato dalla marea, alcune meduse approdate da poco, con la loro massa gelatinosa, perlacea, venate sui bordi di righe viola, come vecchi lampadari di vetro soffiato, palpitando e sbavando al contatto dell’aria, sembravano mostrare la fine del loro splendore. Più in fondo, una pecora morta, da giorni arenata nella risacca, con la pancia gonfia, le zampe rattrappite e la faccia scavata dalle pulci marine e dalle chele dei granchi, spinteggiata di tanto in tanto dalle onde, si muoveva lentamente, emettendo dei rumori simili a risucchi. Vomitava dalla bocca, dal naso, dagli orecchi, gli ultimi residui di interiora putrefatti dalla salsedine; mentre il sole, coperto in parte dalle nuvole, come un occhio, sembrava guardare di nascosto quella cruda scena.

Due brani, due racconti, due libri che condividono la stessa intima scorza, la stessa cruda sacralità, che riescono a scendere nella profondità della natura e in quella umana così bene da diventare dei fossili, Trilobiti appunto, per il beneficio dei posteri.

Questo breve articolo altro non vuole essere che un invito alla lettura e alla rilettura di uno scrittore misconosciuto, Eros Penni, i cui manoscritti inediti sono conservati nella Biblioteca Comunale di Massa Marittima, e un attestato di stima alla sua opera naturalmente.

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mercoledì 27 gennaio 2010 ore 17
Biblioteca comunale Gaetano Badii - piazza XXIV maggio
Massa Marittima


27 gennaio Giornata della Memoria
Non è un sogno qualunque.
T
ornare, raccontare, non essere ascoltati
Memoria, scrittura, testimonianze nell’opera di Primo Levi
a cura di Antonello Ricci e Alfonso Prota


Progetto della Cooperativa Staff

ingresso libero

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sabato 24 ottobre 2009 - ore 22
Sala ARCI - Monterotondo Marittimo (GR)

Sottoassedio, Viterbo 1921-1922

di e con Antonello Ricci e gruppo teatrale "Volgiti, che fai"
"Volgiti, che fai": Carla Altieri, Michela Benedetti, Pietro Benedetti, Olindo Cicchetti, Domenico Coletta, Sara Grimaldi, Edoardo Mantelli e Alfonso Prota (performance musico-pittorica)
Una pièce che è appena diventata anche un libro (Davide Ghaleb editore, 2009, illustrazioni di Alfonso Prota)... in un lembo di Maremma ancora oggi fieramente antifascista...

PROGRAMMA SERATA
 
* ore 17,30 - INCONTRO con il partigiano LUIGI TARTAGLI della III Brigata Garibaldi "Camicia Rossa": la sua testimonianza diretta sulla lotta partigiana nel nostro territorio
 
* ore 20 - CENA POPOLARE
 
* ore 22,00 - "SOTTOASSEDIO 1921-1922 "
Rappresentazione teatrale del gruppo "Volgiti, che fai" basata sui fatti della resistenza viterbese alle squadre fasciste. Testo e regia di Antonello Ricci +  presentazione del volume fresco fresco di stampa per i tipi dell'editore Davide Ghaleb
 
* ore 23,00 - Le ballate maremmane e le canzoni di lotta de I SONATORI DELLA BOSCAGLIA

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Lunedi 8 giugno ore 17,30
ex casello di via Roma a Follonica


inaugurazione rassegna Deja Vu 2009
mostra fotografica Sliding Doors di Stefano Pacini con inediti anni '70



Mercoledi 10 giugno ore 19
Corte dei Miracoli ex O.P. Siena


inaugurazione mostra allievi corso di fotografia 2008-9

L'estetica del lavoro è lo spettacolo della merce umana

A cura Stefano Pacini e Daniela Neri
Associazione Fotografi Contro

Sabato 23 maggio ore 17,30
Museo arte sacra Massa Marittima

presentazione libro di poesie
Il giardino della musa
di Stella Cappellini

Inaugurazione mostra pittura e scultura di Sergio Borghesi

Siena, Caffè Ortensia
fino al maggio 2009

Poeti a braccio, Maggerini e altri Maremmani

Un fotoreportage di Alberto Prunetti

Ho fotografato per alcuni anni i poeti improvvisatori in ottava rima che ogni anno si incontrano a priimavera per cantare in " contrasto" a Ribolla , in provincia di Grosseto. Oltre ai contrasti in ottava rima ho seguito i canti del maggio dei maggerini di Braccagni. Ero incuriosito dai poeti e dai cantanti, ma la mia attenzione è stata presto deviata verso il pubblico che partecipa a questi raduni, composto perlopiù da contadini e minatori in pensione.
Come fonti iconografiche tenevo a mente le indagini grafiche sul ritratto carico dei fratelli Carracci, esperimenti di fisiognomica grafica e caricaturale del Cinquecento, e la fotografia segnaletica dei ribelli maremmani conservata nell'archivio centrale di Stato Ho provato a mutare di segno all'identikit giudiziario, mantenendo in parte il taglio, profilo e frontale, e la sfocatura di certi ritratti della fototessera d'epoca, lavorando per evidenziare non la pericolosità sociale ma le stratificazioni dell'età di queste esistenze profonde, stagionate in anni di lavori nei campi e nelle miniere, che si rivelano nelle rughe, nei nasi e nelle vene.

Alberto Prunetti (1973) è fotografo, traduttore e insegnante di italiano a lavoratori immigrati. Ha pubblicato una serie di articoli su "Il Manifesto", " Arivista", " Carta" e attualmente è redattore di Carmillaonline. Ha pubblicato nel 2003 Potassa Ed. Fondo Boccardi, poi ristampato nel 2004 da Stampa Alternativa, ha curato l'antologia L'Arte della Fuga, Stampa Alternativa 2005. Sta lavorando a un romanzo sull'emigrazione italiana in Argentina. Vive tra la Maremma e Siena.

Siena, Caffè Ortensia
fino al 31 marzo 2009


PhotoGallery ® - Caffè Ortensia
presentano


Guido Pratellesi: Spazi di Solitudine Occupata

Al primo sguardo un edificio abbandonato si sovrappone alla sensazione di uno spazio occupato dalla solitudine, un relitto inevitabile dell’industrializzazione, un simulacro del consumo o della speculazione. Ma sono contenitori vuoti solo esternamente, abbandonati dai primi proprietari ma teatri di una vita silente, nascosta, clandestina. Luoghi di riciclaggio estremizzato, abitazioni-discarica, dai quali per il passante è facile distogliere lo sguardo e i pensieri. Serbatoi di disperazione e di lavoro nero, di espedienti e di piccola delinquenza in perenne attesa di un’occasione migliore. Luoghi che si animano al calar della sera per svuotarsi al sorgere del sole, che come se fossero abitati da una folla di gnomi o folletti.
Guido Pratellesi

Spazi di Solitudine Occupata racconta il livello più basso del vivere civile, la precarietà dei clandestini che cercano rifugio negli edifici abbandonati. Fabbriche, fattorie e scuole offrono riparo dalla pioggia ma sono assai lontane dall’essere una parvenza di casa. Tuttavia, nella loro precarietà, offrono il conforto di quattro pareti che delimitano uno spazio sicuro e chiudono il mondo all’esterno. Nelle immagini di Pratellesi le persone si sono appena allontanate o stanno per tornare, la loro presenza è tangibile; hanno lasciato tracce nella polvere, sistemato una sedia per riposare, tratteggiato la donna dei loro sogni sulla parete. Il taglio narrativo suggerisce senza raccontare, come un canovaccio che lascia spazio all’immaginazione dell’osservatore per completare delle storie abbozzate.

www.photogallery.it

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Sabato 28 febbraio, ore 17.30
Sala del Museo Archeologico
Piazza Garibaldi, Massa Marittima (GR)

Convegno annuale sulla scrittura di Pianizzoli

ore 17,30 Sala Museo Archeologico
Luciana bellini e Silvana Bigongiari: due modi di scrivere al femminile a confronto
a cura di Antonello Ricci
a seguire:
Il dilagare delle antologie nel panorama editoriale, segno di vitalità o crisi della scrittura?
a cura di Antonella Cocolli

ore 20 Pianizzoli
cena con l’autore
ore 22
presentazione del libro
Maginot
di Alessandro Angeli

oltre l’autore saranno presenti o interverranno per scritto Antonello Ricci, Alberto Prunetti, Dario Radi, Luciana Bellini, Stefano Pacini, Alessandro Tozzi, Antonella Cocolli, Silvana Bigongiari.


per la cena è necessario prenotarsi: Stefano 3388752519

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sul nostro blog...

20 dicembre 2008
Una strada in ricordo di Daniele Boccardi e Sebastiano Leone

In questi giorni consegnamo al Sindaco ed all'assessore alla cultura del comune di Massa Marittima una petizione firmata da molti cittadini, in cui si chiede di intitolare una via o piazza del nostro paese a due cittadini, Daniele Boccardi, scrittore, e Sebastaiano Leone, uomo di pace, scomparsi rispettivamente 15 e 5 anni fa. Daniele e Sebastiano hanno lasciato una traccia indelebile dentro e fuori le mura di Massa. Adesso che il tempo rischia di sbiadirne il ricordo, chiediamo un gesto semplice ma doveroso, perchè la nostra comunità deve molto a questi due giovani che ci hanno lasciato presto, troppo presto. L'idea nacque al convegno annuale sulla scrittura che si tiene ogni febbraio in Pianizzoli. Raccolse il plauso unanime di scrittori come Emiliano Gucci e Luciana Bellini, filmaker come Christian Brogi, fotografi come Daniela Neri, associazioni come la nostra e la LTMD. Chiediamo perciò di dare corso a questo piccolo ma importante progetto.

link

Associazione il Fondo. LTMD produzioni video.
Fotografi Contro. Convegno sulla scrittura di Pianizzoli. Centro culture contemporanee Siena.
Seguono 97 firme residenti comune Massa Marittima

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Terza Cultura
di Ivan Margheri

L’immagine televisiva colta sullo schermo, nella sua drammaticità e nella sua ambiguità di significato, dall’obiettivo del fotografo è la protagonista di Terza Cultura, serie di immagini realizzate del fotografo fiorentino Ivan Margheri attraverso un’elaborazione con esposizioni multiple e tempi di esposizione lunghi. La televisione, scrive il critico spagnolo Carolina Menendez su “La Fotografia Actual” in un suo testo su “Terza Cultura”, è intesa come “finestra sul mondo, finestra che trasforma la distanza in un concetto estraneo. Il messaggio cambia con ogni immagine, risulta incomprensibile. Il messaggio, inquieto, fugge. Lo spettatore, tutto occhi, (solo occhi) si condanna alla passività”. In dubbio è la pretesa oggettività dell’immagine televisiva, il suo proporsi come realtà: che non è, invece, tale. “La televisione è la finestra più protetta – scrive ancora la Menendez – la trama dei pixels disegna le sbarre di una prigione. E’ una finestra sul mondo, ma il mondo non è mai stato così inafferrabile. Come attraversare la trama delle sbarre?”. E proprio la tecnica di doppie e triple esposizioni usata da Margheri “rivela quello che normalmente è nascosto (…) o passa non percepito”.
Su “FotoCine-digitalVideo”, in merito alle immagini di “Terza Cultura”, Amedeo Sessa scrive: “Margheri, ‘fermando’ il messaggio televisivo attraverso il mezzo fotografico, raggiunge qualità compositive ed espressive proprie della pittura e della grafica pur non utilizzandone alcuno dei consueti strumenti e materiali”. Queste opere “inducono a riflettere sulla distinzione tra mezzo di comunicazione e comunicazione vera e propria” .

Immagini della mostra disponibili su www.photogallery.it/mostre/tc/itc1.html

IVAN MARGHERI, nato a Firenze nel 1958, fotografa dagli anni ’70. Ha esposto, tra l’altro, a Firenze (Terza Cultura, 1998; La città, 2006, Business Class, 2008, Anonimi, 2008), Napoli (Terza Cultura, 1999) e Roma (La città, 2006). E’ uno dei fondatori di PhotoGallery ed è autore della Storia della Macchina Fotografica pubblicata sul sito dell’Associazione. Ha prodotto il libro L’Apocalisse in esemplare unico (collezione privata, 1999) e insieme a Andrea Vannini e Guido Pratellesi Essere o Apparire, numero unico di Colors Notebook esposto al Centro Pompidou di Parigi nel contesto dell’omonima iniziativa a cura di Colors Magazine (2006). Sue immagini sono state pubblicate da riviste italiane e straniere e fanno parte di collezioni private.

Caffè Ortensia, via di Pantaneto, 95, Siena
Inaugurazione: lunedì 3 novembre, ore 19
Organizzazione: Stefano Pacini
Presentazione: Francesco Tei

fino al 30 novembre 2008

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dal 1 ottobre è ricominciato fotografi in corsoalla corte dei miracoli di siena, quinta edizione, a cura di Stefano Pacini e Daniela Neri dell'associazione fotografi contro

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Tracce del XX Secolo
L’uomo è un mosaico di quotidianità ereditate dal XX secolo, una visione multipla attraverso gli occhi di più autori, e completa il quadro avviato con l’edizione del 2007 di Tracce del XX Secolo esposta nello stesso spazio all’interno di San Salvi città aperta.
Firenze
15 agosto - 14 settembre 2008
www.stefanopacini.it

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MATTI CHIARI
AMICIZIA LUNGA
VI FESTIVAL DELLA LETTERATURA RESISTENTE

Il 4, 5 e 6 settembre, tra Mantova, Pitigliano ed Elmo di Sorano

avrà luogo il VI Festival della Letteratura Resistente, un evento libero, aperto, festoso, riflessivo e senza sponsor ideato e realizzato da Marcello Baraghini, editore di Stampa Alternativa.

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Massa Marittima
Sabato 19 luglio 2008, ore 18
Giardino del Museo di Arte Sacra, corso Diaz 36

la Biblioteca comunale G. Badii in collaborazione con l'Associazione Il Fondo e il Laboratorio di scrittura creativa
presentano

Un'inquilina particolare
di Emiliano Gucci
(ed. Guanda)

Sarà presente l'autore

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Massa Marittima (GR)
Sabato 7 giugno 2008, ore 18
Sala del Museo Archeologico, Piazza Garibaldi


Marco Chiavistrelli presenterà il suo libro "Credo nel vento"

Marco è un cantautore che ha collaborato e suonato dagli anni '70 ad oggi con una marea di gruppi e cantanti del calibro di Nomadi, Gang, Casa del Vento, Cisco, Luigi Grechi, Davide Riondino, Carlo Monni, Les Anarchistes... organizzatore del Memorial Bandelli a Pisa, risiede a Larderello ove combatte con un comitato una strenua battaglia a favore dei lavoratori esposti all'amianto.
"Credo nel vento" è il suo libro d'esordio, classificato secondo al premio Piaggio di Pontedera.

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Il 30 aprile grande serata al piccolo teatro di Boccheggiano, piccola perla dei poggi metalliferi, 84 posti, tutti presi, per la prima nazionale di "C'è una volta la Maremma" tratto dai libri di Luciana Bellini, che presente e molto emozionata ha finito per abbracciare e baciare praticamente tutti. ( il 25 maggio, è confermato pranzo con tortelli a casa sua!)
La rappresentazione del libero circuito teatrale con Chiara Bindi, Ilaria Innocenti e Irene Paoletti riesce bene in 90 minuti a immergerti negli scritti di Luciana, i brani de "la terra delle donne" e del libro che dà il titolo alla piece, sono mischiati e tenuti insieme con grande semplicità su un palcoscenico essenziale in cui tra una chiacchera un ricordo ed una filastrocca suonata e cantata dalle brave attrici, fanno la comparsa vecchi attrezzi della cultura contadina. Il tutto tiene avvinti senza sosta e finisce comunque per emozionare pur senza cedere a facili e bugiarde nostalgie, e non è poco davvero! Alla fine dello spettacolo, un dolce nel frattempo preparato sul palcoscenico è stato diviso tra tutti e questo in spirito molto belliniano e maremmano...
Lo spettacolo è già stato replicato il 4 maggio a Gavorrano, ma non mancherà di avere altre date e successi in giro per la Toscana.

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Massa Marittima (GR)
Sabato 23 febbraio 2008, ore 17.30
Sala del Museo, Piazza Garibaldi

Luciana Bellini

presenta

Racconti raccontati

ed. Stampa Alternativa

Introdurrà Antonello Ricci

La giornata del Fondo continua a cena

Loc. Pianizzoli, Massa Marittima (GR)
Sabato 23 febbraio 2008, ore 20.00
Agriturismo Pianizzoli

Cena-dibattito

Tra Cecina e Corneto: maremmani, ribelli e scrittori

Interverranno tra gli altri Luciana Bellini, Emiliano Gucci, Alberto Prunetti, Antonello Ricci

Info e prenotazioni: Stefano 338 8752519

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martedì 19 febbraio 2008, ore 22.00
Quartiere Latino, Via Dante

Serata dal tema

Vogliamo ancora Verità e Giustizia per il G8 di Genova

con Giuliano Giuliani e Lorenzo Guadagnucci

Mostra fotografica di Maurizio Moretti e Stefano Pacini

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Annata 2003 Annata 2004 Annata 2005
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