Beati costruttori di
incertezze
Era questo il titolo scelto
da Marcello Baraghini per il Festival di Stampa Alternativa
2006, arrivato alla IV edizione, ormai un appuntamento fisso
per chi segue da vicino la produzione della casa editrice
viterbese, arrivata al 35mo anno di vita. A Pitigliano nel
Magazzino di Stampa Alternativa in questi giorni ne sono arrivati
diversi di costruttori di incertezze, un po' da tutto il mondo,
seguendo le tracce di Marcello e della sua lettera 22: dagli
americani Giorno e Sinclair, agli italianissimi Bellini, Feo,
Blundo, Lo Giudice. Creando un effetto paradossale, cioè
quello di fare della somma di incertezze un'unica indistruttibile
certezza: c'è ancora spazio per fare letteratura in
un certo modo. Per essere non solo apoditticamente "contro",
ma anche propositivi nel portare avanti idee che possano germogliare,
nella speranza che quelle che vengono da lontano possano arrivare
anche più lontano. Non ce ne vogliano i due mitici
scrittori venuti dall'America, ma ancora una volta simbolo
del Festival di Pitigliano è Luciana Bellini, la scrittrice
contadina come Marcello all'inizio la definì, anche
se a questa sua pantomima non crede più nessuno: ci
sono scrittori-geometri, scrittori-disoccupati, scrittori-veline,
ma quel che conta è l'essere tutti (magari chi più
chi meno, ma dipende dai contenuti) scrittori. Sabato mattina
è stata presentata la sua ultima fatica letteraria,
"Detti e ridetti", che come sottotitolo ha "grammatica
popolare". Un libro che raccoglie, con grande attenzione
e dovizia, una lunga serie di modi di dire maremmani, e che
può diventare una specie di "frasario" ideale
di un mondo che, volente o nolente, sta andando a scomparire,
purtroppo insieme al suo linguaggio di riferimento. Una testimonianza
viva, spesso resa in forma di vere e proprie frasi più
che pensieri, e per chi la conosce è immediata la sensazione
di avere Luciana lì davanti a te mentre la dice, con
quella sua aria a metà fra Sbirulino e Zarathustra
(questo accostamento lo feci in un'altra occasione, e a distanza
di tempo credo sia sempre più azzeccato). Forse perché
al giorno d'oggi solo Sbirulino può essere anche Zarahustra,
o forse perché ci da maggior piacere e ci rassicura
anche un po' che certe cose "serie" vengano dette
da Sbirulino, Luciana credo sia una delle poche persone nell'ambito
della letteratura italiana, e forse mondiale, libera da condizionamenti
e vezzi di ogni tipo, che può rifiutare interviste
alle tv private perché si vergogna e poi con la stessa
faccia tirare un moccolo tutto intero durante la presentazione.
In un mondo in cui speriamo siano beati i costruttori di incertezze,
o quelli che si credono tali, Luciana è ancora più
beata in quanto dispensatrice di certezze, tutte legate al
suo mondo di riferimento, bello o brutto che sia; alla sua
cultura popolare e alla terra maremmana; alla sua instancabile
voglia di mettersi lì, anche ora che è nonna,
e raccontare questo mondo così come lo vede, come sa
fare. Accanto a lei sull'improvvisato palco, alla presentazione,
Antonello Ricci e Alberto Prunetti, due amici prima di tutto,
che ridendo si sono divertiti a parlare del libro e della
sua genesi, dei problemi (alcuni irrisolti, ma forse irrisolvibili)
che ha posto all'autrice, del mondo di Luciana, per certi
versi favoloso e magico come quello di Amelie. Un tipo di
mondo che, con tutta la buona volontà e la bravura
di questa terra, certo non ci possono raccontare Giorno e
Sinclair, probabilmente bravissimi a dipanare incertezze in
quello che è in fondo il comune mondo di riferimento,
incertezze che peraltro molti di noi già hanno tutte
le mattine al risveglio e si portano dietro per tutta la giornata;
incertezze che vanno mescolate a certezze per tirare avanti,
col pilota automatico, quando le cose attorno a noi vanno
un po' peggio. Forse è per questo che tutti gli anni
torniamo a Pitigliano, oltre che per ritrovare gli amici e
cercare di continuare ad amare la letteratura: per (ri)scoprire
che siamo destinati ad alternare certezze ed incertezze, in
egual misura, senza soluzione di continuità. Anche
per apprezzare le une e le altre, a seconda dei tempi, dei
modi e delle stagioni. Ci pensi Marcello Baraghini per il
2007: l'anno prossimo, a Pitigliano per il Festival, al quale
torneremo senz'altro, abbiamo bisogno anche di certezze. Oltre
a Luciana, ovviamente.
Alessandro Tozzi
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