Foto
E’ solo una fotografia,
in fondo.
In bianco e nero, di quelle che pensi siano state scattate
chissà quanti anni fa.
Ci siamo entrati in tredici, e il numero era così poco
gradito ad alcuni –ma in tavola eravamo quattordici,
che c’era anche il fotografo- che in prima fila è
stato fatto entrare anche il cane e in orizzontale, che si
vedesse bene.
Luciana, in mezzo, se la ride beata, come sempre, forse perché
sta pensando a Michele che sulla destra della foto sta cercando
di strangolare il marito mentre Rosy fa una smorfia, più
probabilmente per aver organizzato la prima uscita ufficiale
del Fondo Boccardi, in trasferta da Massa Marittima, con ospiti
a vario titolo da Roma, L’Aquila, Chieti e Bergamo.
Non solo la Luciana ride, in verità se la ridono in
parecchi, magari per una battuta del o sul fotografo, o ripensando
alla polenta appena mangiata; Edy abbraccia Manuela, Alberto
si staglia sornione dietro la Bellini quasi ne fosse il padre,
io mi limito a far vedere un pezzo della testa, che dopo quello
che avevo mangiato era meglio limitarsi a quello.
Sullo sfondo, quasi luminoso, un capannone con delle pecore
dentro, immerso nella Maremma toscana, uno di quei posti che
se non ci avessero teleguidato passo passo con telefoni e
messaggi chissà se avremmo visto mai nella vita.
Era, è giusto ricordarlo, la prima uscita sociale del
Fondo Boccardi in trasferta, pur mancando Dario e Sabrina,
ma in formazione allargata, con innesti da Roma, l’Aquila,
Chieti e Bergamo, e la Luciana se lo ricorderà a lungo
questo raduno, che le abbiamo svuotato la dispensa, come lei
scherzosamente ha ricordato in una di quelle sue lettere che
ormai puntano ad entrare nella leggenda collettiva.
Quanto a quelli del Fondo, per dirla con Daniele, “non
si interessano di etica e scrivono solo cose diseducative”,
ma poi in realtà, a guardar bene, di etica si interessano,
eccome, e anche più di quelli che si appuntano distintivi
sulla giacchetta sottolineando che tutte le loro scelte lo
sono. Etiche. Qui, al contrario, si va avanti senza dirlo,
e invece di cose etiche se ne fanno, a volte ancor prima di
pensarle.
E’ strana la vita, pensavo guardando la foto.
Strano come la letteratura possa produrre incontri, in una
società dove la statistica dice che il luogo dove ormai
ci si incontra di più è al supermercato dopo
le otto di sera al banco dei surgelati, oppure nelle lavanderie
a gettone, come mirabilmente fotografato da Stefano in Sliding
Doors, qualche anno fa, quando forse le cose andavano ancora
un po’ meglio.
Bello che ci si ritrovi, partendo da percorsi diversi e ognuno
percorrendo strade che sono diverse, intorno ad un tavolo
in un luogo (questo sì un luogo, così diverso
dai “non luoghi” di oggi) come questo, mangiando
polenta e chiacchierando di tutto, alternando toni scherzosi
e seri, sorridendo per il gusto di star qui.
C’è un altro aforisma di Daniele, fra gli altri,
che mi piace molto, quando scrive “Chi parla di un altro
mondo non prenda esempio da questo”, che in una riga
ci rappresenta lo sfascio che vediamo più o meno tutti
i giorni: ecco, per una volta posso dire che Daniele ha sbagliato,
che ci sono delle piccole isole dalle quali prendere esempio,
alle quali rifarsi nei momenti dove tutto sembra crollare
addosso da ogni parte.
Il Fondo Boccardi è di certo uno di questi, e di certo
Daniele sarebbe ben contento di vedere smentito, in un Fondo
che porta il suo nome, uno dei suoi pensieri.
Grazie Daniele per averci fatto incontrare, grazie Luciana
per la giornata, grazie al Fondo Boccardi per aver permesso
di scattare questa foto.
Che è solo una foto, lo sappiamo tutti, ma che per
ognuno di noi vuol dire tante cose.
Alessandro Tozzi
|