L'intervento del Fondo Boccardi al 3° Meeting delle Colline Metallifere

La nostra Associazione ha partecipato a questa iniziativa che si è tenuta alla Fonderia Leopolda di Follonica (GR) dal 24 al 26 settembre 2004. L'ultimo giorno ha partecipato al dibattito Bruno Travaglini, autore di Un luogo, un tempo, e amico del Fondo. Queste sono le parole che Michele Cocola ha letto per presentare Bruno.

Perché sono qui a presentare Bruno Travaglini?
Nell'introduzione ad uno dei libri che la nostra Associazione ha curato e pubblicato scriviamo che per noi è fondamentale non dimenticare: atto che viene ben prima del ricordare. A noi non interessa il freddo ricordo, la vuota commemorazione a cui purtroppo ci siamo abituati. Quindi non dimenticare la lezione del passato, non dimenticare la storia, non dimenticare gli eventi e i protagonisti di un'epoca che ci hanno permesso di ritrovarci qui e ora, a distanza di 60 anni, a poter parlare di "costituzione", di "democrazia".
Di voi e della vostra morte non si ricorda più nessuno. Non hanno imparato niente, non vogliono sapere niente. Non vogliono ricordare, non vogliono sapere: questo dice Bruno nel suo libro e a questo punto è chiaro come ci siamo trovati subito, alla prima lettura di Un luogo, un tempo, in sintonia con l'autore. Ma il libro è andato ancora più a fondo: in un certo senso ha risvegliato la mia coscienza, mi sono ricordato, o meglio, mi sono reso conto di aver dimenticato chi sono, da dove vengo, chi ha lottato e chi è morto per questa mia esistenza, per questo mio e nostro modo di vivere, per le battaglie fatte anche da noi giovani nelle scuole, nelle prime fabbriche in cui siamo entrati. Poi ci siamo lasciati travolgere da questo consumismo, da questa gara ad avere di più (la casa, il cellulare, la macchina) non rendendoci conto che, agendo in questo modo sosteniamo la tesi di chi ha il potere, di chi ci governa, schiacciando a nostra insaputa coloro che non hanno la forza fisica, morale ed economica di chi non può avere di più. Alla fine del libro mi sono sentito in colpa di aver chiuso gli occhi e, come De André, che prima di salutarci si è spiato illudersi e fallire, ho rivolto lo sguardo indietro.
Ecco perché a questo punto ci siamo sentiti una gran voglia di dire, spesso di urlare, che a dimenticare non ci vuole nulla, basta un attimo. Urlare che a chinare la testa ad un semplicissimo "mi ricordo" è inutile se non ci alziamo, se quella testa chinata non la risolleviamo, se quell'urlo ce lo teniamo per noi e non, come diceva Giovanna Marini ieri sera, che tutte quelle storie che conosciamo dobbiamo raccontarle, scriverle, cantarle: forse questo è un modo per risvegliare la coscienza altrui.
Perciò grazie Bruno, grazie per aver avuto la forza e la voglia di raccontare a noi quello che era successo. Grazie per averlo raccontato con gli occhi di un bambino perché questo è un modo di arrivare a tutti quanti. Tra l'altro tu sei riuscito a farlo senza urlare, sei riuscito a entrare con dolcezza e semplicità raccontando storie crude, di quelle che rimangono stampate a vita. Non hai dimenticato quelle storie tremende e hai dato un senso a parole come memoria, passato, parole su cui si deve basare il nostro presente. Quindi, oltre un invito a leggere il libro di Bruno, rivolgiamo un invito a fermarsi un attimo, riflettere e rallentare quella folle corsa che ci vede tutti coinvolti: chissà che in questo modo non riusciamo a mettere davvero un granello di sabbia in quel tremendo ingranaggio che ci sta schiacciando.
Grazie Bruno.

Fondo Daniele Boccardi